La moglie del mercante di stoffe by Lisa Rochon

La moglie del mercante di stoffe by Lisa Rochon

autore:Lisa Rochon [Rochon, Lisa]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton
pubblicato: 2021-09-14T22:00:00+00:00


Capitolo 23

All’interno del grande studio, in piedi sul bordo dell’impalcatura, Michelangelo lasciò cadere il tampone e prese una pietra pomice stondata. Premette il petto contro la scultura, un amante riluttante, e strofinò delicatamente la curva del collo, con colpi attenti. Facendo scorrere le dita sulla fossetta, selezionò dalla tasca un tampone stratificato con smeriglio abrasivo per aumentare la lucidatura. Voleva lavorare il marmo fino alla trasparenza della porcellana, in modo che la gente potesse immaginare un battito nell’incavo del collo del David.

Era così ogni giorno: la mattina diventava pomeriggio, dopo mezzogiorno scendeva la notte. Le ore erano inghiottite dall’arte del lavoro, attento e paziente.

«Per ordine del governo fiorentino!». La voce di un uomo, inaspettata, gridò dall’esterno del suo studio. Le porte di quercia furono spalancate ed entrarono tre uomini. Michelangelo riconobbe immediatamente Soderini, amico di famiglia e governatore della repubblica, che sosteneva di cuore la Gilda della Lana. Conosceva il valletto del governatore e, con suo grande dispiacere, riconobbe nel terzo uomo Machiavelli, il secondo cancelliere, che per poco non lo aveva investito a cavallo.

«Gonfaloniere, benvenuto», disse Michelangelo, rivolgendosi a Soderini con il suo titolo formale, anche se avrebbe voluto ordinare ai tre uomini di andarsene per poter continuare a lavorare in pace. Il governatore fece un passo verso il David, ignorando il saluto. L’esperienza dell’arte aveva turbato Soderini. Michelangelo aveva sentito storie di quell’uomo che si asciugava furiosamente la fronte con un panno di seta, sopraffatto dai luminosi affreschi di Giotto o dalle brillanti prospettive di Brunelleschi. Una volta, Michelangelo era seduto tranquillamente all’interno della Cappella Brancacci a Santa Maria del Carmine, a disegnare la luminosa rappresentazione di Masaccio di Adamo ed Eva che vengono cacciati dal paradiso per aver mangiato la mela proibita, quando Soderini aveva fatto irruzione nella chiesa con un gruppo rumoroso ed eccitato. La visita faceva parte di un itinerario civico per istruire il nuovo governatore sulle opere maestre della città, ma dovette essere interrotta. Vedendo l’affresco di Adamo ed Eva piangenti e umiliati, Soderini si era messo a camminare e borbottare sulla malvagia imperfezione dell’uomo. Era accaduto lo stesso quando avevano sostato a Santo Spirito per esaminare da vicino il crocifisso. Il corpo floscio di un adolescente scolpito da Michelangelo lacerava le emozioni del governatore. Temendo di sconvolgere il programma della giornata, i suoi consiglieri lo avevano guidato fuori perché prendesse aria fresca.

Non era stato avvertito che Soderini e Machiavelli sarebbero andati a trovarlo, quella mattina. Michelangelo si preparò a un incontro spiacevole e a una reazione bizzarra davanti al David. Anche dall’alto dell’impalcatura, vide che la fronte del governatore era già madida di sudore.

«Dobbiamo stabilire dove mettere la cosa quando sarà completata», disse Soderini, a nessuno in particolare.

«Mio signore», disse Machiavelli in modo grandioso, «il vantaggio della nostra visita a sorpresa è vedere il colosso da vicino». Si strofinò le mani per la gioia. «Prima dell’esposizione pubblica».

«Mio fidato cancelliere», disse Soderini, asciugandosi il viso, evidentemente soffocato dal vincolo del suo farsetto di lana, «siete un uomo dai piaceri inaspettati. Dimmi, Michelangelo, dove tieni il vino?».



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